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Mostre al Centre Pompidou di Parigi PDF Stampa E-mail
Scritto da Giudi Scotto Rosato   
sabato 10 marzo 2007
Indice articolo
Mostre al Centre Pompidou di Parigi
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Il nome di Yves Klein (Nizza – 1928) evoca inevitabilmente il celebre blu IKB (International Klein Blue) e le sue monocromie. Tuttavia, la ricerca artistica di Klein si estende in orizzonti ben più ampi: le performances prefiguranti l'arte concettuale, i progetti architettonici, le opere sonore, le coreografie di balletti, i libri… Yves Klein riflette sul ruolo dell'artista senza frontiere disciplinari, non riducendo la sua ricerca all'atto del "produrre" fine a se stesso, bensì investendo tutti i campi d'espressione.
I suoi lavori ruotano intorno ad un concetto influenzato dallo Zen, che definisce come "le Vide", il Vuoto. Il Vuoto per Klein è uno stato simile al nirvana, senza influenze materiali, un'area dove entrare in contatto con la propria sensibilità, per vedere la realtà oltre la rappresentazione. Klein non sceglie un'unica forma d'arte per esprimere il suo pensiero filosofico; egli realizza il suo atto creativo nello strappare alla forma artistica l'intero contenuto che ne è tipico: i dipinti non hanno immagini, i libri restano senza parole, la musica diviene una sola nota senza composizioni. L'obiettivo di Klein è creare "Zone di Sensibilità Pittorica Immateriale", ossia di azzerare la distanza concettuale tra l'artista e la sua opera: invece di rappresentare oggetti in modo soggettivo o artistico, Klein vuole che siano rappresentati dall'immagine della loro assenza. Egli afferma: « Les tableaux ne sont que les cendres de mon art».
L'esposizione al Centre Pompidou – che riunisce 120 quadri e sculture, 160 disegni e documenti dell'artista, un gran numero di films e fotografie d'epoca – propone un rilettura della ricerca artistica e filosofica di Klein. In sintonia con le recenti pubblicazioni sul suo pensiero teorico/artistico e filosofico/metafisico, l'allestimento pone in evidenza l'importanza che Klein attribuisce alla dimensione multi-disciplinare della sua attività. In particolare, vengono individuati tre percorsi caratterizzanti la sua ricerca: l'impregnamento, l'illuminazione della materia e l'incarnazione, che corrispondono a tre diversi colori: blu, oro e rosa.
Nonostante la fulminea carriera, Klein - morto prematuramente nel 1962 all'età di 34 anni - è uno dei principali protagonisti dell'arte del dopoguerra. Il titolo della mostra Corps, couleur, immatériel mette l'accento sugli aspetti del lavoro di Klein che prefigurano l'arte concettuale e la performance e che, pertanto, lo rendono un artista dei nostri giorni.
L'implicazione fisica del corpo e il colore, inteso come una linea tra il corporeo e l'immateriale, hanno un ruolo centralissimo nell'operato di Klein. Un blu oltremare contenente pigmenti marini naturali, un oro puro ed intenso e un rosa molto profondo costituiscono una forza vibrante ed emblematica, capace di comunicare la spiritualità ricercata dall'artista: arte e filosofia si combinano permettendo al pubblico di percepire e capire un'idea astratta. Ed ecco che Globe terrestre bleu (1962) sembra racchiudere l'entropia della vita, caricare di spiritualità un corpo materiale intriso di un blu mordace, che parla all'osservatore mediante la sua essenza.
Senza stonature, il percorso della mostra continua con video, performances, sculture fugaci, opere sonore, fotografie, (Monotone symphony, Le Vide, Saut dans le vide, etc.) che rappresentano le declinazioni dell'immateriale… quell'immateriale che costituisce per Klein l'esperienza essenziale dell'arte.

Pubblicato su:
Viatico, XI, n. 42,
gennaio/febbraio 2007



Ultimo aggiornamento ( sabato 10 marzo 2007 )
 
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