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Vedovamazzei, Antony Gormely, Bruce Nauman PDF Stampa E-mail
Scritto da Giudi Scotto Rosato   
sabato 10 marzo 2007

Il museo d'arte contemporanea Donnaregina di Napoli ospita tre grandi artisti del panorama internazionale: Vedovamazzei, Antony Gormely e Bruce Nauman.
Vedovamazzei propone potenzialità inesplorate, abbandonando la finzione di un'arte precostituita. La trasgressione diviene uno strumento per esplorare con spirito corrosivo una realtà quotidiana che troppo spesso pare sfuggire alla nostra comprensione. Le opere esposte al MADRE evidenziano l'ambivalenza della natura umana, le contraddizioni esistenziali che il "giudizio morale" è chiamato in ogni momento a ponderare. L'artista ci spinge a riflettere sull'ambigua tendenza del mondo contemporaneo a mescolare i contrari, a spettacolarizzare i conflitti, ad appiattire le sfumature.
Antony Gormely afferma che la sua scultura ha un debito con l'opera di Marcel Duchamp: "all'oggetto trovato egli oppone l'oggetto perso". All'interno del cortile del MADRE, le sue sculture – sagome/calchi dell'artista nelle posizioni più disparate – si disperdono in un ordine apparentemente caotico, costituendo un'archeologia umana di gesti esistenziali. La sua opera, infatti, non è prettamente autobiografica, ma piuttosto uno strumento per interrogarsi sui grandi dilemmi del vivere. Il corpo di Gormely diviene una "misura umana". Egli, attraverso posture essenziali, ora contorte ora distese, tenta di penetrare in un altro livello di esistenza, marcando l'idea che anche una roccia possa possedere un nucleo energetico: come Gormely sostiene, "la scultura stessa deve produrre una Gestalt".
Bruce Nauman si accosta all'arte da sperimentatore: le sue opere appaiono un work in pogress, una serie di esperimenti in continuo sviluppo, in cui tutti i diversi campi dell'attività umana (incluso il linguaggio scritto e parlato) sono sottoposti a verifica. La sua arte appare quasi ossessionata dalle problematiche e dai limiti della condizione umana.
La mostra allestita all'ultimo piano del museo MADRE è divisa in due parti. Nella prima si esplora l'uso che l'artista fa di diverse tecniche linguistiche e la sua indagine sul loro successo e fallimento come strumento fondamentale della interazione umana. Ad esempio, in Get out of my mind Nauman registra se stesso mentre ripete le parole del titolo in differenti modalità: alterando la voce, gridando, ringhiando, digrignando, etc. In tal modo l'artista sembra invitare e, al contempo, respingere i visitatori, attuando un conflitto di informazioni, rilevabile in molte altre sue opere.
La seconda parte della mostra è incentrata sul tema del corpo come materiale. Ha inizio con una serie di films girati dallo stesso Nauman in cui è preso in esame il comportamento fisico dell'artista nel suo studio. Misurando ossessivamente a passi l'ambiente, la sua figura diviene una metafora dei rituali e delle lotte esistenziali dell'uomo. La tematica si sviluppa con la verifica delle relazioni col pubblico. Diverse istallazioni richiedono la partecipazione attiva dell'osservatore, che è spesso chiamato a penetrare nelle opere fisicamente o con l'immaginazione. L'esposizione si conclude con alcune sculture di animali e di teste eseguite dall'artista a partire dagli anni Ottanta. Con fine provocatorio, Nauman altera radicalmente le forme familiari degli animali, cambiando di posto teste e arti nel rifiuto di qualsiasi logica anatomica. Ancora una volta, l'artista sollecita una serie di risposte conflittuali nel pubblico, spingendolo a riconsiderare il proprio comportamento morale.

Pubblicato su:
Viatico, XI, n. 42,
gennaio/febbraio 2007

Ultimo aggiornamento ( sabato 10 marzo 2007 )
 
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