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Le varie forme espressive della New Media Art: Digital Art PDF Stampa E-mail
Scritto da Gianni Paulis   
venerdì 09 aprile 2010
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nata intorno agli anni ’70 come Computer Art (1), è quell’arte che prevede la creazione di opere artistiche generate direttamente con il computer, oppure utilizzando materiali elaborati con lo stesso. L’opera digitale può essere creata esclusivamente con il computer o per mezzo di un software grafico, con l’uso del mouse o di una tavoletta grafica.

L’opera può essere generata a partire (ad es.) da una fotografia scannerizzata o da un’immagine qualsiasi scaricata dal web o comunque importata dall’esterno, elaborando poi l’immagine stessa con un software grafico o con un semplice programma di fotoritocco. Negli anni ’80 con l’evolversi delle tecnologie tale arte si è andata identificando col termine multimedia art. Alla fine del XX secolo quest’ambito ha assunto il termine più diffuso di New Media Art. L’opera digitale può essere: statica o dinamica (animata) oppure interattiva (con la possibilità d’interazione tra l’opera d’arte e il suo fruitore: Web Art); bidimensionale o tridimensionale; figurativa o astratta. Per l’artista digitale Alessandro Martellotta: «È semplicemente arte, realizzata però attraverso strumenti messi a disposizione dalla tecnologia. Ed ecco che la tela fa posto al monitor e alla carta da stampa, il pennello cede il suo ruolo al mouse. I pixel, freddi mattoni del terzo millennio, vengono ora plasmati dagli artisti accettando docilmente di prendere le forme reali e surreali dei nostri mondi interiori» (2). L’opera digitale generata non è altro che un insieme di numerosissimi bit riproducibili come copia in maniera sempre uguale e in qualsiasi luogo. L’opera digitale esiste come originale se non viene modificata dopo essere stata acquisita e comunque non esiste in quanto copia unica ma in quanto copia sovrapponibile in tutto e per tutto con la sua prima creazione. Conseguentemente, le sue riproduzioni originali possono essere presenti in maniera praticamente infinita. Tuttavia, per la sua stessa natura – aggiunge Franco Zeri - l’opera digitale si configura come aperta e trattabile, modificabile in quanto numerica e registrabile, modificabile alla portata di tutti (3). L’arte digitale viene tra l’altro utilizzata in maniera sfrenata nel campo della pubblicità ma anche impiegata abbondantemente dall’industria cinematografica per produrre effetti speciali nei film. Un campo quindi che, di fatto, è divenuto una terra di conquista da parte di molti altri settori.
L’arte avendo subito inevitabilmente i cambiamenti provocati dall’introduzione dei computer, si è sviluppata verso nuove forme espressive digitali. Si è già detto prima che Charles Csuri nel 1964 iniziò a utilizzare il computer manipolando i suoi disegni realizzati manualmente e nel 1966 realizzò la prima immagine artistica Sine-Curve man prodotta con un computer (4). Il disegno a mano del volto di un uomo, fu scannerizzato e quindi digitalizzato (convertendo l’immagine in codice binario) rendendo così disponibile l’immagine per qualsiasi computer. L’arte digitale fece ufficiosamente la sua comparsa a Londra nel 1968 con la mostra Cybernetic Serendipity: the Computer and the Arts, che rappresentò l’inizio della nuova espressione artistica. Diversi musei e gallerie hanno aperto delle proprie sezioni di arte digitale e alcune di queste istituzioni sono presenti nel web con i loro siti Internet insieme ai portali di arte:
Ars Electronica Center di Linz
ZKM Center for Art and Media di Karlsruhe
Digital Art Museum (DAM) museo on-line
Walker Art Center di Minneapolis
Whitney Artport: the Whitney Museum of American Art di New York
SFMoMA: the San Francisco Museum of Modern Art di San Francisco
Eyebeam
Tate Intermedia Art (sito on-line delle Tate Galleries)
New York Digital Salon (NYDS)
ArtByte: the Magazine of Digital Arts and Culture
Rhizome Art (archivio on-line)
Web Net Museum
Bitforms Gallery

L’evoluzione tecnologica dei computer è divenuta più familiare al pubblico. Oggi, per esporre opere digitali la strada più semplice è quella di inserire le immagini artistiche nel web: esiste, infatti, una gran mole di siti personali di artisti digitali che espongono le proprie opere, oppure di siti artistici che offrono ad artisti digitali la possibilità di esporre in maniera telematica, come per esempio artedigitale.net e gheoart.org.

Conservazione dell’arte digitale: un’esperienza in Rete

Qualcuno si è posto il problema di conservare l’arte digitale, un compito non facile perché i relativi costi risultano elevati e le tecnologie cambiano rapidamente. Oliver Grau, storico dell’arte e teorico dei media, docente di Image Sciences dell’Università di Berlino si è posto alla guida di un progetto che ha come obiettivo la creazione del primo database di arte virtuale. Tale progetto chiamato Database of Virtual Art, reperibile all’indirizzo di Rete: http://www.virtualart.at/ , si propone di studiare e di conservare se non tutte almeno alcune di queste opere e comunque di assicurare una loro documentazione. Partecipano anche altri autorevoli ricercatori (Roy Ascott, Christiane Paul ecc.). Attualmente, il database è presente nel web e possiede centinaia di immagini digitali e di video disponibili per la curiosità dell’utente.

Bibliografia

  1. Andrea Balzola, Linguaggi ed est-etiche nell’era digitale – in: L’arte nell’era della producibilità digitale, di A.Caronia e coll., Mimesis, Milano 2007, pag. 22.
  2. Alessandro Martellotta, Arte digitale tutta la (mia) verità, reperibile nel Web all’indirizzo: http://www.psdrevolution.it/forum/index.php?showtopic=31717
  3. Franco Zeri, Arte Digitale- Semantica e apertura, reperibile nel Web all’indirizzo: http://www.francozeri.it/digitale/semantica.htm . 4. Silvia Bordini, Arte elettronica. Giunti Editore, 2004, pag. 62.
Ultimo aggiornamento ( venerdì 09 aprile 2010 )
 
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